Il mio infarto: l’inizio
Nel 2022 vivevo a Minsk. Gestivo i miei portafogli di criptovalute, una vita piena di divertimenti e di cose interessanti. Quel giorno avevo comprato un pollo al supermercato: non aveva una bella cera ma avevo voglia di pollo. L’ho cucinato e, come sempre, ho mangiato davanti al computer.
Mentre mangiavo ho visto che le criptovalute che avevo venduto la settimana prima per poche migliaia di euro, quel giorno valevano 160.000 euro. Dovevo esserci abituato, conoscevo le cripto dal 2010 e di guadagni ne avevo già persi tanti (compreso un wallet di mining dimenticato). Ma quel giorno ero già stressato per le sanzioni dell’UE alla Bielorussia, che avevano tagliato un altro mio business nel turismo. Volevo dare testate al muro.
All’improvviso mi è preso un dolore forte al centro del petto, persistente. La prima cosa a cui non ho pensato è stata l’infarto: ho dato subito la colpa al pollo, che reputavo marcio. “Passerà” mi sono detto. Intanto inveivo contro la vendita della criptovaluta e l’UE.
Nel pomeriggio ho iniziato a riflettere: il dolore era arrivato proprio nel momento di massimo stress. Forse non era il pollo. Verso le 6 di sera ho chiamato un amico, gli ho spiegato tutto. È arrivato e insieme abbiamo chiamato il pronto soccorso: lasciamo che siano i professionisti a pensarci.
Arriva l’ambulanza, mi fanno entrare e mi stendono. Racconto la storia del pollo; l’infermiera sorride e dice: “Il classico pollo bielorusso” e intanto mi fa domande personali, da questionario. Mi dà una pastiglia. Dopo qualche minuto mi chiede come sto. Non ci pensavo più: parlavamo con le infermiere della guardia medica e dell’ambulanza e io ero già più tranquillo. In effetti il peso sul petto era diminuito.
Gliel’ho comunicato e l’infermiera mi ha dato un’altra pastiglia. Mi ha chiesto di nuovo come stavo. Stavo bene. Ero felice: pensavo fosse tutto finito. Li ho salutati e stavo per andarmene.
Ma l’infermiera mi ha detto: “Stai fermo lì” e all’autista: “Partiamo”. Ho detto che stavo bene. Lei mi ha risposto che era molto probabilmente un infarto e che mi avrebbero ricoverato.
Il racconto di come è iniziato il mio infarto: uno stress improvviso, un dolore al petto e la decisione di chiamare i soccorsi. Perché non bisogna sottovalutare i segnali.